Riportiamo l'articolo pubblicato da Repubblica, con alcune brevi, ma doverose annotazioni.
>Arturo abbaiava troppo e per questo è stato eliminato: ucciso lentamente con le noci, e soprattutto con i gusci, dal vicino di casa del suo padrone. Ne è convinto il tribunale di Torino che ha condannato ad un anno di reclusione Mario Macrì, residente a La Loggia, per maltrattamenti di animali. Una pena esemplare (?? vocabolario-esemplare, che serve di monito: condanna esemplare. Quale monito scaturisce da questa sentenza? n.d.r.) ben più pesante della richiesta dell'accusa che aveva proposto 8mila euro di multa. Se vorrà evitare il carcere l'uomo dovrà pagare 3mila euro per la condizionale ( nemmeno l'importo sostenuto dal proprietario per le cure veterinarie che è stato di 5500 euro, davvero una "condanna esemplare.." n.d.r.). Secondo il giudice sono state proprio le noci ad uccidere Arturo,(ma altre fonti dicono che il Macrì è stato condannato solo per maltrattamento di animali e non per la conseguente morte del cane) un grosso meticcio che si è ammalato nel 2010 ed è morto pochi mesi dopo senza che nessuna terapia potesse salvarlo. Gli esperti che sono stati ascoltati in aula hanno stabilito infatti che le noci, in grande quantità, sono tossiche per il cane almeno tanto quanto il cioccolato. E i gusci causano lacerazioni intestinali gravissime. Molti animali però ne sono ghiotti. E Arturo infatti non ha mai detto di no alla manciata di gherigli e gusci che pioveva dal balcone ogni volta che lui abbaiava in giardino. Le noci sparivano sempre. Per questo il suo padrone ci ha messo molto tempo ad accorgersene. È successo una volta che, falciando il prato, ha trovato qualche guscio e ha cominciato a chiedersi come fossero finiti lì.
A quel punto ha cominciato una vera attività di indagine: un dossier di informazioni e fotografie - immagini che coglievano sul fatto il vicino mentre gettava le micidiali "esche" nel giardino - che ha portato come prova in tribunale assieme al suo avvocato Alessandro Pantosti Bruno. Arturo si è ammalato senza spiegazione e ci è voluta tutta l'abilità del suo veterinario per ricondurre quella situazione, diventata prima critica e poi irreparabile, alle noci. La frutta secca gli ha causato lacerazioni interne, oltre al dolore per la perdita del suo amico a quattro zampe, gli sono costate, come ha sottolineato in aula, 5500 euro in inutili cure.<
Redazione. La nostra non è una critica al giudice, costui deve applicare la legge, certamente può essere più o meno severo, il punto è che l'attuale legge in vigore sui reati contro gli animali, non è affatto severa e nemmeno equa, prevede pene mite, troppo mite, al punto che a memoria d'uomo è difficile ricordare che qualcuno per questi reati sia finito in galera, altro che condanne esemplari.
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